Una prosa
logorroica, a tratti schizofrenica ci dipinge la versione di Barney Panofsky,
personaggio umano ... troppo umano per essere finto.
Il libro si
dipana pagina dopo pagina raccontando la vita "allegramente
dissipata" di tale Barney, ebreo canadese autore di sitcom, e con accenti
di comicità attraversa il salone della vita aprendo delle visioni sulle
finestre del malinconico.
La vita di
Barney tocca rivoli di quotidianità che ci fanno toccare con mano l'esperienza
umana ... l'amore, il tradimento, il genio, la creatività, il matrimonio,
la giustizia, la paternità, la considerazione, l'oblio, l'invidia, l'amicizia,
il tradimento, la malattia ... la morte. Ciascuno di noi, compenetrato dalle
parole elegantemente snocciolate dal canadese Mordecai Richler, può
riconoscersi in un pezzo di Barney. Per questo l'allegria che pervade gran
parte del libro diviene man mano più pesante, affannata, riflessiva ... come
l'esperienza umana, fatta di gioie e dolori, di giovinezza e vecchiaia, di
entusiasmo e stanchezza.
La versione
di Barney, oltre ad essere un libro brillante e davvero molto gradevole, è
anche fenomeno di costume e, in un certo senso, di culto. Sono sorti, intorno
alle sgangherate e zigzagate esperienze romanzesche, cenacoli letterari, forum
spontanei di discussione sopratutto in Italia dove il libro è stato un vero e
proprio fenomeno letterario.
Il masterpiece
di Richler è così umano perché in un certo senso reale. Anche se l'autore
ha sempre smentito che si trattasse di un'autobiografia, i punti di contatto
tra la vita di Barney e quella di Richler sono davvero molteplici. Un racconto
di una vita reale romanzato, ossia arricchito da immagini fatte di desiderata
ed esperienze esterne o immaginarie.
Se avete visto
il film ... leggete lo stesso questo meraviglioso romanzo, ne vale davvero la
pena. Vi lascerà dentro anche qualche immagine di voi stessi.
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