17 gen 2013

UNA NUOVA RAPPRESENTATIVITA’ DEMOCRATICA


La storia degli ultimi venti anni ha posto in evidenza l’allargarsi del deficit democratico ossia l’aumentare della distanza tra le istituzioni ed i cittadini. Gli organi deputati dalla nostra Carta Costituzionale a realizzare il ruolo di raccordo tra cittadini e governance furono individuati dai padri costituenti nei partiti politici. Questa scelta fu dettata per ragioni di carattere storico, contingente ed anche di natura pratica. Quello di cui nessuno sembra interessarsi è la mancata realizzazione di quel processo di funzionamento democratico di tali soggetti a rilevanza costituzionale. Non solo non si è inteso uniformare gli statuti dei partiti politici ai dettami della partecipazione democratica, effettivamente aperta, attraverso la previsione di liberi meccanismi di selezione meritocratica ma, nel tempo, abbiamo assistito ad una trasformazione dei nuovi schieramenti in organismi autoreferenziali di controllo oligarchico del potere e della cosa pubblica.
I partiti politici hanno rappresentato il fallimento della nostra democrazia oltre ché un mostruoso peso gravante sul contenitore sociale-Stato. Ma è possibile una organizzazione dello Stato senza partiti ? E’ possibile parlare di fenomeno politico senza questi strumenti ? Se andiamo ad analizzare il carattere genetico di quella specifica forma di organizzazione di gruppo politico (ossia di un insieme di persone che si interessa della polis) ci accorgeremo dell’eminente carattere di Artificialità. Un partito politico non nasce da un gesto naturale o da una idea di libertà ma si innesta su una forzosa aggregazione fatta intorno ad un fine specifico ossia l’obiettivo di ottenere il comando di una comunità per la realizzazione di una specifica e particolare idea di bene comune, diversa da quella di cui altre unioni artificiali si fanno portatrici. Pertanto il bene comune, fine ultimo della politica, diviene così un bene particolare, il bene di una unione forzosa ed artificiale di uomini che stanno insieme per far prevalere le proprie accezioni. L’inclinazione interiore dell’animo umano è in prima istanza di natura sociale e relazionale e poi politica. L’uomo nasce e comincia a relazionarsi con i suoi simili all’interno dei contesti e degli ambiti che la propria inclinazione sente come propri. Scoperta la propria inclinazione relazionale libera e naturale si accorge del diritto che è relazione tra simili che in quanto tali vogliono garantire la loro stessa esistenza. Allargando lo sguardo l’uomo intravede altre comunità relazionali e scopre la politica, ossia la modalità concreta di coesistenza tra gruppi attraverso un punto di incontro che è il bene comune, il diritto dei diritti, ossia la inclinazione pubblica della normatività. L’uomo che si aggrega per un fine precipuo e politico o meglio per sovrastare la volontà degli altri gruppi e piegarli al proprio volere salta il primo gradino della relazione e trasforma la sua volontà di aggregarsi da libera in forzosa. Ecco che la volontà umana si fa volontà politica nel senso di volontà decisionista (per dirla alla Carl Schmidtt) si fa prevaricazione dell’altro trasformando il bene comune in un paravento ove realizzare la propria volontà decisionale.
Il superamento di questo stato di aberrazione della volontà di organizzare la politica risiede nella valorizzazione delle c.d. formazioni sociali tutelate dalla nostra Carta Costituzionale e riconosciute quali enti di diritto naturale ove si svolge la personalità dell’uomo. Riprendendo la lezione di Costantino Mortati sugli ordinamenti giuridici ci accorgiamo che le formazioni sociali sono altrettanti sistemi di diritto libero che esistono e coesistono al di la della volontà politica. Le formazioni sociali rappresentano la libera e naturale inclinazione dell’uomo alla relazione. L’uomo si aggrega agli altri liberamente, secondo la propria personalità, seguendo la sua ragione naturale. Ecco che le aggregazioni sociali rappresentano l’inclinazione reale dell’uomo, il percorso della sua stessa vita, la proiezione della sua stessa natura, del suo percorso sulla terra. Le organizzazioni sociali sono, per questo, autentiche.
Ecco perché una nuova forma di organizzazione politica passa attraverso le organizzazioni sociali superando la riluttività della dialettica partitica. La politica è dialettica, incontro, scontro tra formazioni naturalmente libere, il bene comune è il punto di incontro delle varie nature umane riflesse in esse.

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