22 gen 2013

Le false verità

La campagna elettorale è cominciata oramai da tempo. Ognuno cerca, naturalmente, di portare acqua al proprio mulino con tutti i mezzi a disposizione. Vediamo schierata l'artiglieria pesante, i giornali, le televisioni, gli opinionisti, gli sportivi, i tronisti, i cantanti; tutti a cercare di conquistare quelle percentuali di consenso che servono al leader per andare a governare. Tutto molto folkloristico, tutto lecito se non fosse per strani messaggi che sembrano riecheggiare tecniche di manipolazione dell'informazione in uso ai c.d. servizi di informazione e sicurezza (volgarmente detti servizi segreti). Queste tecniche, che sembrano estrapolate pari pari dal "manuale Volkoff", appaiono idonee ad integrare quegli artifici e raggiri, nell'informazione, consistenti in una vera e propria truffa di stampo, se non penalistico, quantomeno elettorale. Vediamo una breve analisi esemplificativa. Utilizzando il sistema della "controversia non verificabile" Berlusconi ha chiesto a Monti, in un colloquio privato, di non inserire l'IMU sulla prima casa. Questo è il paradosso del mentitore formulato da Epimenide di Creta; nessuno dei destinatati dell'informazione ha partecipato a questo incontro, nessuno potrà verificare la verità dei fatti. Secondo la tecnica del corax (argomento di Corace) proprio perché Berlusconi ha scelto in passato Monti quale Commissario Europeo non avrebbe ragioni oggi per opporsi al suo Governo se non fossero così oggettive (e non propagandistiche). La terza tecnica consiste nel mescolare vero e falso suggestivamente: è vero che il pdl ha appoggiato il governo Monti (partecipando ai vertici ristretti dove venivano fatte le scelte) ma non ne ha mai condiviso le misure (senza peraltro dirlo in pubblico). Altro espediente sono le figure di modificazioni del contesto: Berlusconi è stato vittima di una congiura internazionale, dei mercati, dei governi europei (e perché no del consiglio della via lattea!!!). Poi a Berlusconi riesce molto bene l'utilizzo della "perissologia" ossia l'annegamento della notizia (il fallimento del suo governo) in mezzo a mille di nessun interesse (i procedimenti di Travaglio, le difficoltà di Fini, i tradimenti di Casini, i governi Prodi, la lira e chi più ne ha più ne metta). Ulteriore tecnica suggestiva e quella dello "scivolamento" per la quale si sposta l'attenzione su un aspetto marginale della vicenda (per esempio il venir meno di Gianfranco Fini quale forza di maggioranza). Ve ne sarebbero tante altre utilizzate. A me ha colpito una argomentazione: "il Governo Monti ha aumentato il debito pubblico". Questo detto da chi (Berlusconi) è la principale causa del problema che denuncia è un vero e proprio artifizio retorico. Insomma vi sono vere e proprie tecniche di disinformazione che riportano d'attualità tutti i limiti del sistema democratico che, sarà pure la migliore forma di governo possibile, ma andrebbe regolamentata in maniera diversa. Infatti vista la tendenza di buona parte della popolazione a cadere vittima di immagini, icone e storture informativa occorre una ferrea selezione. Di cosa però ?: dato che non è possibile selezionare gli elettori, quantomeno che si senta l'esigenza di pre-selezionare almeno i candidati e le modalità dell'informazione propagandistica. Per tendere ad una scelta realmente libera aiutiamo i cittadini a liberare la loro mente.

18 gen 2013

L'Italia Moderna

La crisi economica di questi anni sta mettendo in risalto i gravi ritardi e le carenze strutturali del nostro sistema Italia. Seguendo il sogno e l'intuizione dei nostri padri fondatori abbiamo abbracciato, con speranza e con un pochino di sufficienza sognatrice, l'idea di Europa, una idea di pace, di libertà, di fratellanza e solidarietà. Il futuro della nostra generazione per avere la cittadinanza del vecchio continente ha dovuto rinunciare, oggi, ad alcuni ambiti di sovranità tra cui quella monetaria. Questa rinuncia pone il nostro sistema allo scoperto da comode protezioni di stampo monetaristico mettendo in risalto i nostri limiti. Anche la Germania e la Francia, ieri nostri cugini oggi fratelli europei, hanno fatto la nostra stessa scelta eppure le loro economie non sembrano averne risentito come la nostra. Per capirci; se fossi un imprenditore in difficoltà potrei, se avessi la sovranità monetaria, far deprezzare la mia moneta favorendo così l'esportazione del mio prodotto che all'estero costerebbe di meno. Le mie casse, forse, tornerebbero a sorridere ma avrei comunque perso la sfida della competitività. Se fossi un imprenditore preferirei che gli altri acquistassero il mio prodotto non solo per il minor prezzo ma per le sue qualità. Proprio questo ha perso la nostra Italia .... le qualità. Anche se una parte importante della partita deve essere giocata a livello Europeo, per uscire dalla crisi occorre costruire l'Italia Moderna; questa Italia è un Paese in cui l'evasione fiscale è molto bassa, la corruzione e le mafie vengono combattute senza quartiere, i dipendenti pubblici sono responsabilizzati attraverso meccanismi di valutazione, i processi hanno una durata giusta e ragionevole, le spese improduttive vengono bandite dal bilancio, lo Stato ha una forma di Governo snella, produttiva e rappresentativa, la burocrazia è più semplice e rapida, la classe politica ha dei meccanismi di selezione qualitativa, la formazione ed i processi di educazione sono giusti, completi e meritocratici, il mercato del lavoro è più equo e flessibile, gli Enti locali e le società di gestione sono in numero limitato e ragionevole, vi sono standard qualitativi uniformi dei servizi al cittadino. Una Italia che spende poco e bene, una Italia che lascia fare ai cittadini quello che non è necessario che faccia. Questa deve essere l'Italia di domani una Italia che, senza questi 20 anni persi, avremmo potuto avere già oggi.

17 gen 2013

UNA NUOVA RAPPRESENTATIVITA’ DEMOCRATICA


La storia degli ultimi venti anni ha posto in evidenza l’allargarsi del deficit democratico ossia l’aumentare della distanza tra le istituzioni ed i cittadini. Gli organi deputati dalla nostra Carta Costituzionale a realizzare il ruolo di raccordo tra cittadini e governance furono individuati dai padri costituenti nei partiti politici. Questa scelta fu dettata per ragioni di carattere storico, contingente ed anche di natura pratica. Quello di cui nessuno sembra interessarsi è la mancata realizzazione di quel processo di funzionamento democratico di tali soggetti a rilevanza costituzionale. Non solo non si è inteso uniformare gli statuti dei partiti politici ai dettami della partecipazione democratica, effettivamente aperta, attraverso la previsione di liberi meccanismi di selezione meritocratica ma, nel tempo, abbiamo assistito ad una trasformazione dei nuovi schieramenti in organismi autoreferenziali di controllo oligarchico del potere e della cosa pubblica.
I partiti politici hanno rappresentato il fallimento della nostra democrazia oltre ché un mostruoso peso gravante sul contenitore sociale-Stato. Ma è possibile una organizzazione dello Stato senza partiti ? E’ possibile parlare di fenomeno politico senza questi strumenti ? Se andiamo ad analizzare il carattere genetico di quella specifica forma di organizzazione di gruppo politico (ossia di un insieme di persone che si interessa della polis) ci accorgeremo dell’eminente carattere di Artificialità. Un partito politico non nasce da un gesto naturale o da una idea di libertà ma si innesta su una forzosa aggregazione fatta intorno ad un fine specifico ossia l’obiettivo di ottenere il comando di una comunità per la realizzazione di una specifica e particolare idea di bene comune, diversa da quella di cui altre unioni artificiali si fanno portatrici. Pertanto il bene comune, fine ultimo della politica, diviene così un bene particolare, il bene di una unione forzosa ed artificiale di uomini che stanno insieme per far prevalere le proprie accezioni. L’inclinazione interiore dell’animo umano è in prima istanza di natura sociale e relazionale e poi politica. L’uomo nasce e comincia a relazionarsi con i suoi simili all’interno dei contesti e degli ambiti che la propria inclinazione sente come propri. Scoperta la propria inclinazione relazionale libera e naturale si accorge del diritto che è relazione tra simili che in quanto tali vogliono garantire la loro stessa esistenza. Allargando lo sguardo l’uomo intravede altre comunità relazionali e scopre la politica, ossia la modalità concreta di coesistenza tra gruppi attraverso un punto di incontro che è il bene comune, il diritto dei diritti, ossia la inclinazione pubblica della normatività. L’uomo che si aggrega per un fine precipuo e politico o meglio per sovrastare la volontà degli altri gruppi e piegarli al proprio volere salta il primo gradino della relazione e trasforma la sua volontà di aggregarsi da libera in forzosa. Ecco che la volontà umana si fa volontà politica nel senso di volontà decisionista (per dirla alla Carl Schmidtt) si fa prevaricazione dell’altro trasformando il bene comune in un paravento ove realizzare la propria volontà decisionale.
Il superamento di questo stato di aberrazione della volontà di organizzare la politica risiede nella valorizzazione delle c.d. formazioni sociali tutelate dalla nostra Carta Costituzionale e riconosciute quali enti di diritto naturale ove si svolge la personalità dell’uomo. Riprendendo la lezione di Costantino Mortati sugli ordinamenti giuridici ci accorgiamo che le formazioni sociali sono altrettanti sistemi di diritto libero che esistono e coesistono al di la della volontà politica. Le formazioni sociali rappresentano la libera e naturale inclinazione dell’uomo alla relazione. L’uomo si aggrega agli altri liberamente, secondo la propria personalità, seguendo la sua ragione naturale. Ecco che le aggregazioni sociali rappresentano l’inclinazione reale dell’uomo, il percorso della sua stessa vita, la proiezione della sua stessa natura, del suo percorso sulla terra. Le organizzazioni sociali sono, per questo, autentiche.
Ecco perché una nuova forma di organizzazione politica passa attraverso le organizzazioni sociali superando la riluttività della dialettica partitica. La politica è dialettica, incontro, scontro tra formazioni naturalmente libere, il bene comune è il punto di incontro delle varie nature umane riflesse in esse.